
Cosa fa, a questo punto, il
povero attivista? Torna nel suo fortino, si rimescola con i suoi, si mette un
piattello sul petto e urla “dài colpite, non mi piegherò alle vostre leggi”. Eh
no, sarebbe troppo comodo per il potere. Quanto è bello l’idealista sconfitto,
quello che rimane fedele ad ogni comma della regola del rivoluzionario, che non
ne vince mai una ma non si piega mai. E’ il rivoluzionario perfetto, quello con
il quale è facile avere a che fare. Lo puoi anche accarezzare delle volte. Puoi
raccontarlo come il sogno irrealizzabile, ma commovente, che non si può non
guardare con tenerezza. Magari un momento prima di ordinare una carica o uno
sgombero.
Arriva un tempo, invece, nel
quale gli attivisti decidono che vogliono vincere, vogliono giocare su tutti i
piani, vogliono attraversare tutti i luoghi (istituzionali e non) mantenendo
sempre quel grado di disincanto che permette loro di non innamorarsi di nulla.
Né del potere, né delle mani callose dell’operaio, né del funkazzismo
punkabbestia, né dell’auto-rappresentanza, né del fortino assediato, né
dell’autocompiacimento, né di un noi che sempre più si avvicina ad un io, né
delle regole. L’attivista decide che vuole cambiare il mondo. Oggi, non domani
dopo la rivoluzione. Decide di strappare il riformismo dalle mani del potere
quando il riformismo è diventato uno strumento di morte per la società. Decide
di attraversare le istituzioni oggi, quando le istituzioni diventano sempre più
impotenti. Decide di farlo oggi quando il riformismo è impossibile.
Succede così che si scopre il
“durante” delle cose. Succede che se muore il riformismo le conquiste intermedie
sono manifestazioni di esodo. Succede che al tempo dello sfruttamento
dell’intera giornata umana non è più possibile distinguere l’essere
rivoluzionario dall’essere riformista. Sei comunque dentro una macchina che
produce valore per qualcuno. E allora non conta dove sei, conta quello che fai,
cosa traguardi nel tuo futuro. Conta come ti disponi di fronte al muoversi
delle cose davanti a te. Conta quanto ti metti a disposizione degli altri.
Così, solo così potrai essere utile. A dare, semplicemente, una mano a chi non
ce la fa e a muovere un piccolo passo in avanti la comunità di persone che
trasforma lo stato di cose presente.
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