
venerdì 30 ottobre 2009
Presentato La lunga accumulazione originaria di Devi Sacchetto

L’estintore e la trave - Quando difendersi è legittimo

Il teleobiettivo schiaccia i piani sovrapposti, ma la profondità di campo la conosciamo bene. Sullo sfondo c’è il Defender blu dei Carabinieri. Da un finestrino rotto sporge una trave di legno che termina nelle mani di M.M. Dal lunotto posteriore, infranto dall’interno a colpi di anfibio, si intravede la sagoma di una mano che impugna una pistola. In secondo piano c’è C.G. ragazzo in canottiera, che sorregge un estintore appena raccolto. Vuoto, pesa circa due chili. In primo piano un viso che in quasi dieci anni ci è diventato familiare: E.P. Ci guarda negli occhi da sotto il casco, a bocca aperta, protetto da un giubbotto salvagente arancione. Ha l’espressione di chi si sente in pericolo. In mezzo, mischiati, altri corpi in movimento. L’audio di quei momenti ci riporta due colpi secchi, ravvicinati, in mezzo al frastuono. Il rumore inconfondibile di un’arma automatica. E ancora una voce che urla no no… porca troia! Dal passamontagna di quel ragazzo in canottiera, riverso sul selciato, inizia ad uscire il sangue. Piazza Alimonda, le 17 e 20 del 20 luglio 2001. Genova, per noi, è tutta qui.
Tutta la storia, tutto il senso del G8 2001 sono racchiusi in questo fotogramma. Se potessimo dilatarlo, come fosse un gigantesco grandangolo virtuale, con un po’di pazienza potremmo ritrovarci tutti. Quelli che c’erano e quelli che non c’erano.
Quelli scesi dallo Stadio Carlini - guerrieri senza armi di un Esercito di Sognatori protetto da improbabili armature di plastica - fino all’incrocio tra Via Tolemaide e Corso Torino, dove i primi colpi di pistola si sono sovrapposti ai botti dei tromboncini lanciagranate. Quelli (gli unici) che marciavano verso la Zona Rossa. Quelli che hanno resistito alla prima carica, improvvisa e violentissima, e poi alle successive. Quelli che hanno difeso i propri e gli altrui corpi armandosi (a questo punto sì) con tutto quello che potevano trovare. Quelli che hanno invertito il senso della fuga andando contro le nostre polizie assassine. Quelli che dopo aver scansato decine di blindati lanciati a velocità omicida ne hanno reso uno inservibile. Quelli che hanno sputato sangue perchè il gas CS è proibito da tutte le convenzioni. Quelli delle teste rotte e dei punti di sutura. Quelli che hanno scelto di stare nel movimento e non altrove, in una rappresentazione non caricaturale, non ideologica, di che cosa significa agire il terreno del conflitto. Quelli che hanno voluto e saputo riportare tutti a casa.
Nell’espansione di quel fotogramma ritroviamo, osservando bene, anche tutti quelli che in quelle giornate d’estate non erano a Genova, ma in quelle giornate hanno identificato un paradigma di riferimento che è stato fatto proprio in tutti i quadranti di lotta dello scacchiere europeo. Quelli che mettendo in gioco i propri corpi hanno rivendicato e rivendicano con forza il diritto a manifestare. Quelli che delle commissioni parlamentari non sanno che farsene. Quelli per cui la pratica di difendersi dalla violenza poliziesca è norma non scritta e logica condivisa, terreno di confronto continuamente spostato in avanti. Quelli che hanno al centro del proprio pensiero la necessità di legare la materialità di comportamenti illegali di massa a terreni concreti di difesa e/o di conquista di una migliore qualità della vita. Quelli che non si preoccupano di cambiare pelle perché sono convinti che nessuna elaborazione programmatica deve essere statica, eguale a se stessa all’infinito. Quelli che non hanno le “cose” come obiettivo, ma la sistematica reinterpretazione delle forme del conflitto e delle relazioni tra soggetti diversi. Quelli che hanno condiviso che è prima di tutto la messa in pratica del diritto di resistere la chiave di impedimento a che la violenza statuale non abbia come appendice giudiziaria scenari perversi di sanzionatura penale.
Ora la sentenza della Corte di Appello di Genova ci conferma qualche cosa che sapevamo già da molto tempo: la Giustizia di Stato colpisce i più deboli. I più vulnerabili perchè i più isolati. I più facili da contrabbandare come criminali. Protetta la catena di comando da un salvacondotto che vige da tempi immemorabili, sottratti al giudizio gli assassini (il plurale è obbligatorio) di Carlo Giuliani, avviati serenamente verso la prescrizione gli imputati - pochi e tutti promossi - del massacro della Diaz e delle torture di Bolzaneto, assolti De Gennaro e Mortola, non prova vergogna davanti agli 8, 12, addirittura 15 anni di reclusione in capo a una manciata di manifestanti tra i più di trecentomila che diedero vita a quelle giornate. Non prova vergogna nel raffronto tra qualche vetrina infranta, qualche cassonetto incendiato e i corpi di quei ragazzi che, con frequenza seriale, le nostre polizie lasciano esanimi sul selciato restando regolarmente impunite. Non si sentono a questo riguardo levare alte le voci di quei sedicenti garantisti impegnati allo spasimo solo nel tentativo di vedere il Papi difendersi in un processo e non “dal” processo.
L’indignazione - assoluta e trasversale - non deve impedirci di ricordare che è contro una trave e un estintore che sono partiti quei colpi di pistola. Attrezzi molto diffusi dalla Val di Susa a Chiaiano, passando per Vicenza e numerosi altri luoghi. E di mettere a fuoco che, guardando al domani, questa sentenza può costituire per tutti una lezione.
Fonte: http://www.globalproject.info/it/in_movimento/Lestintore-e-la-trave/2311
giovedì 29 ottobre 2009
Fermiamo il ponte adesso!

Al 23 bisogna però arrivarci con un percorso, non può essere una data-scommessa.
In questa prospettiva il movimento calabrese ha individuata nel 19 dicembre la data per una manifestazione a carattere nazionale e su quella scadenza bisognerà profondere ogni sforzo.
Sulla sponda messinese, però, sarà necessario costruire un serie di iniziative che ci portino fino a quelle calabresi e ci proiettino verso l'avvio dei lavori previsto per gennaio a Messina.
Nel nostro territorio è ovvio che il nesso ponte/dissesto idrogeologico è ormai consolidato.
La richiesta dell'utilizzo delle risorse destinate al ponte ai fini della messa in sicurezza del territorio è un argomento fortissimo, inattaccabile.
E' per quello che si affannano a ripetere ogni giorno, mentendo, che i soldi del ponte non sono utilizzabili per la sicurezza di questa terra.
E' per quello che si sono agitati quando hanno saputo degli incontri tra gli abitanti di Giampilieri e gli attivisti del movimento.
E' per quello che i vari percorsi di iniziative su questo tema, quello della Rete No Ponte, quello della Casamatta, quello del Nolu ed altri è importante che convergano.
Io propongo all'assemblea che si terrà martedì di ragionare sull'ipotesi di una manifestazione a carattere territoriale da tenersi a Faro, nei luoghi che saranno interessati dalle opere collaterali del ponte, nel giorno del primo dicembre, a due mesi dagli eventi tragici che hanno investito la zona sud di Messina e i paesi della Riviera Jonica, e di portare tutti sui nostri abiti la foto di Buzzanca e Lombardo che se la ridono sui luoghi del disastro.
29.10.2009 Luigi sturniolo
mercoledì 28 ottobre 2009
GIORNATA DI STUDIO SU LAVORO E SFRUTTAMENTO

Ore 11.30
Salone dei Mosaici (Stazione Marittima)
"Fabbriche Galleggianti. Solitudine e sfruttamento dei nuovi marinai"
Ore 18.00
Casa Matta (Via. San Paolo dei Disciplinanti 21)
"La lunga accumulazione originaria. Politica e lavoro nel mercato mondiale"
Devi Sacchetto è uno dei più brillanti giovani sociologici economici italiani.
I due libri hanno un taglio molto diverso. Empirico il primo, teorico e di taglio marxista il secondo. "Fabbriche galleggianti" discute la condizione dei lavoratori del mare, sottoposti a tempi di esecuzione e condizioni di esistenza molto più dure del passato, in ragione delle trasformazioni tecniche e contrattuali che caratterizzano il settore.
"La lunga accumulazione originaria" è una riflessione a più mani sul tracollo dell'economia finanziaria e sulla presunta "etica" della nuova economia reale.
Anche in Calabria parte la campagna "Salva l'Acqua"!
martedì 27 ottobre 2009
“Il Ponte sullo Stretto? Keynes alla rovescia”
Diventa dunque sterile disquisire di particolari tecnici, problemi ingegneristici, balle mediatiche o bluff elettorali. La “mucca da mungere” è un modello che esiste di per sé, è il cuore del problema. Il Ponte non è realizzabile? Un’ottima occasione per nuovi studi e revisioni di progetto. Le opere collaterali vanno fatte prima? Intanto si muove la solita economia para-mafiosa fatta di movimento terra, sub-appalti, cantieri eterni, lavoratori ricattati ed umiliati. L’esperienza dell’A3 ci racconta di continue revisioni dei conti, infiltrati mafiosi in pianta stabile, operai coinvolti loro malgrado in scene da Far West oppure morti in incidenti sul lavoro che non meritano neppure poche righe in cronaca.
Già nel maggio 2003, terrelibere scriveva: “Attenzione. Quando leggete Ponte, non pensate al manufatto da modellino, agli esempi virtuali dei computer. Meno che mai alla fattibilità, all’utilità effettiva dell’Opera. […] Quando si dice Ponte si pensa a: cantieri, studi di fattibilità, commesse, ingegneri, parcelle, movimento terra, tangenti sugli appalti, pizzo sul movimento terra, ricorsi, avvocati, parcelle, interventi ulteriori, subappalti”. A distanza di pochi anni, la facile profezia si avvera in un paese senza memoria.
Lo schema proposto per il Ponte, infatti, è identico a quello del Tav. Si tratta di un “metodo” datato 1991, durante l’ultimo nefasto governo Andreotti. Spiega ancora Cicconi, questa volta in una intervista del 2002: “Il sistema fu inventato dal fantasioso ministro Paolo Cirino Pomicino. Si crea una società dalla costola delle ferrovie, il Tav, che assegna i lavori alle solite grandi imprese. Il secondo passo e’ il project-financing, che consente di attivare finanziamenti privati. Che sono i prestiti per Tav Spa, garantiti dallo Stato”. Sostituendo al TAV la “Stretto di Messina” il risultato non cambia…
A proposito del Tav, d’altronde, c’è una storia illuminante. Negli anni ’96-’97, il conflitto tra i piccoli imprenditori e i grandi che lavorano per i cantieri dell’Alta velocità era al culmine. L’associazione delle imprese medio-piccole produsse un “documento bomba” dove si diceva che, rifacendo quei contratti, e pur pagando le penali, lo Stato avrebbe comunque risparmiato circa 5 mila miliardi di vecchie lire. Dopo lunghissima riflessione, arriviamo al 2000: il ministro Bersani annulla i contratti. Il governo successivo li ha ripristinati. Tali e quali. Qual è il movente di questo modo di operare? Intanto reperire fondi che non ci sono e poter avviare i cantieri promessi. Secondo: spostare su una società privata un rilevante deficit pubblico che all’Unione Europea non risulterà e ci consentirà di non sforare sugli impegni comunitari.
Per quanto riguarda la data di consegna dei lavori, il ministro Matteoli ha indicato che nel tempo record di 6 anni Sicilia e Calabria saranno collegate. Perché non ci crede nessuno? “Il general contractor tende a far durare i lavori più a lungo possibile e a farli costare di più”, dice ancora Cicconi. “Perché questo è il suo interesse d’impresa e senza rischio di gestione viene meno la volontà di ridurre tempi e costi”.
lunedì 26 ottobre 2009
Presentazioni di "Ponte sullo Stretto e mucche da mungere" a Roma

http://www.terrelibere.it/libreria/ponte-sullo-stretto-e-mucche-da-mungere
Le presentazioni sono tre, e saranno intervallate da proiezioni di video demenziali e documentativi sull'argomento:
30 ottobre
ore 19, Circolo Arci Fanfulla 101
via Fanfulla da Lodi 101
Ne discutono: l’autore Antonello Mangano; Sebastiano Venneri, vicepresidente di Legambiente; Enrico Fierro, giornalista
E’ stato invitato Alberto Giustini, presidente Arci Roma
http://www.fanfulla.org/
31 ottobre
ore 18, Circolo Sinistra e Libertà La Villetta
via Francesco Passino 26
Ne discutono: l’autore Antonello Mangano; Enzo Ciconte, presidente Osservatorio Sicurezza Lazio; Danilo Chirico, associazione culturale daSud
1 novembre
ore 17, Sala Pintor, sede di Carta
via dello Scalo di San Lorenzo 67
Ne discutono: l’autore Antonello Mangano; Raffele Luppoli, direttore lanuovaecologia.it/ daSud; Andrea Milluzzi, Liberazione
http://www.carta.org/
Moderatrice: Rachele Masci, Radio Popolare Roma
Video di Fanfulla 101
L’evento è organizzato e comunicato da eesKima di Paola Micalizzi e Rachele Masci, in collaborazione con Terre Libere e daSud.
eeskima@gmail.com
http://www.terrelibere.org/
http://www.dasud.it/
sabato 24 ottobre 2009
Comunicato del N.O.L.U. sull'incontro tra attivisti delle reti sociali e cittadini di Giampilieri

Dopo la recente sciagura annunciata che ha colpito la zona sud della città, tenuto conto che tanti, troppi, centri abitati di Messina e Provincia insistono a valle della catena montuosa; i soldi pubblici destinati alla costruzione dello Ponte sullo Stretto devono essere impiegati per l’urgente messa in sicurezza del territorio.
Le difficoltà e gli enormi costi recentemente descritti dai rappresentanti del governo circa la messa in sicurezza e la ricostruzione in loco delle zone alluvionate, assumono carattere pretestuoso se si pensa che lo stesso governo non pone nessun ostacolo tecnico/economico al progetto di un’opera inopportuna, antieconomica, ambiziosa, rischiosa e di dubbia fattibilità come quella del ponte sullo stretto.
Affermare che non è “conveniente” mettere in sicurezza la zona di Giampilieri, per il governo equivale a comunicare ai cittadini residenti ai piedi dei Peloritani che la messa in sicurezza delle loro abitazioni è un progetto antieconomico, pertanto, bisogna che si rassegnino a convivere col terrore nell’attesa delle prossime frane ampiamente annunciate da ogni versante.
La vita non ha prezzo, qualunque sia la somma necessaria per garantire la sicurezza dei cittadini il governo ha il dovere di reperire le risorse prima di piangere altri morti.
Si abbandonino i progetti faraonici a favore delle esigenze prioritarie,
Si ascolti il territorio!
nessun messinese protesta per avere il ponte!!
TUTTA LA CITTA’ RECLAMA SICUREZZA!!!
Amantea, contro le navi dei veleni in 25000

venerdì 23 ottobre 2009
24 e 25 ottobre contro la privatizzazione dell'acqua!

Cosa possa significare la privatizzazione dell’acqua lo stiamo iniziando a capire anche nella nostra regione, dove a gestire il servizio di fornitura idrica c’è la SoRiCal SpA, società mista la cui parte privata è ora in mano alla multinazionale francese Veolia (che fa affari in Calabria anche con discariche e con l’inceneritore di Gioia Tauro). Il privato avrebbe dovuto portare soldi liquidi e conoscenze tecniche per migliorare la qualità del servizio, per adesso abbiamo visto aumenti delle tariffe, diminuzione delle operazioni di manutenzione, accensione di mutui con “allegre” banche straniere, mentre di investimenti neanche l’ombra. La SoRiCal si è vista anche affidare dalla Giunta Regionale il compito di riscuotere i debiti pregressi dei Comuni per la fornitura idropotabile, ingenti somme accumulatesi in tanti anni e il cui rimborso ha messo in gravi difficoltà diverse amministrazioni: il Comune di Scalea si è già visto ridurre la fornitura idrica, altri rischiano la stessa sorte, mentre la Regione ha deciso di commissariare i Comuni inadempienti.
Ma nonostante tutto questo, ripubblicizzare si può! Lo dimostrano le vittorie di Aprilia, dei sindaci lombardi come di quelli siciliani, dei diversi Comuni come Caulonia che stanno modificando i loro statuti comunali per uscire dalle gestioni privatistiche.
Ma non solo è possibile, ripubblicizzare si deve! Perché se oggi ad essere in sofferenza sono i Comuni calabresi, con le riforme che ha in mente la Regione Calabria, domani ad essere in difficoltà saremo direttamente noi cittadini.
Per affrontare questa importante tematica e, soprattutto, per capire cosa insieme possiamo fare per fermare questo processo, il Coordinamento calabrese Acqua Pubblica “Bruno Arcuri” ha promosso due appuntamenti, sabato 24 ottobre alle ore 15.00 presso il CEAM del WWF a Marina di Belmonte Calabro (CS) e domenica 25 ottobre alle ore 17.30 presso la Sala Consiliare del Comune di Bovalino (RC).
Alla due giorni parteciperà Corrado Oddi del Coordinamento nazionale del Forum dei movimenti per l’Acqua.
Volantino del Csoa Cartella che verrà distribuito alla manifestazione di Amantea

PER DIFENDERE LA NOSTRA TERRA ED IL NOSTRO FUTURO SIAMO QUI, OGGI, AD AMANTEA!
19 dicembre manifestazione no ponte a Villa San Giovanni

La menzogna del governatore

Ho scattato io quella fotografia e, poiché solitamente i politici che preannunciano o riservano azioni legali non rispettano mai la propria parola, sarò io a consegnare all’Autorità giudiziaria, insieme alla querela per diffamazione per le scriteriate affermazioni sul preteso fotomontaggio, il documento originale e chiederò espressamente che venga disposto l’accertamento tecnico sulla genuinità dell’immagine.
Quando sarà accertato anche in sede giudiziaria che non si tratta di fotomontaggio, mi auguro che l’on. Lombardo, oltre a chiedermi scusa, abbia il buon senso e la dignità minima per ritirarsi dalla politica.
giovedì 22 ottobre 2009
Assemblea di solidarietà con Dario e Ines martedì 27

OTTOBRE 2009: ALL’AQUILA E’ EMERGENZA UMANITARIA
Occupato lo stabile dell' ex-Hotel San Giovanni di Ragusa

mercoledì 21 ottobre 2009
23 ottobre, sciopero generale del sindacalismo di base

Le organizzazioni di base ritengono indispensabile una forte risposta alla valanga di
licenziamenti in corso, ai massicci tagli alla scuola pubblica con l'espulsione in massa dei precari, alla
chiusura di aziende, alla ipotesi di gabbie salariali e all’attacco al contratto nazionale che, nella
ritrovata unità dei sindacati concertativi, lascia solo il sindacalismo di base a difenderne il carattere unitario e solidaristico; al tentativo in corso di rendere i lavoratori subordinati ai destini delle aziende, alla xenofobia e al razzismo che il governo sta spargendo a piene mani.
Generalizzare ed unificare le lotte in corso nella scuola, nelle fabbriche, nelle aziende e negli uffici,
sono quindi gli obbiettivi immediati dello sciopero generale che si preannuncia già grande e
partecipato. La articolata piattaforma dello sciopero rappresenta un ampio ed esauriente programma
sul quale costruire mobilitazione, lotta, organizzazione e consenso, fornendo un alternativo e concreto
strumento in mano ai lavoratori/trici, richiedendo il blocco dei licenziamenti e la riduzione dell'orario
di lavoro a parità di salario; aumenti consistenti di salari e pensioni, introduzione di un reddito
minimo garantito per tutti/e; aggancio dei salari e pensioni al reale costo della vita; cassa
integrazione almeno all'80% del salario e reddito per i lavoratori '' atipici'', con mantenimento del
permesso di soggiorno per gli immigrati/e; abrogazione della Bossi-Fini e del pacchetto sicurezza;
sostegno delle energie rinnovabili, del risparmio energetico, del riassetto idrogeologico e contro il
nucleare, la privatizzazione dell'acqua e l'incenerimento dei rifiuti;messa in sicurezza dei luoghi di
lavoro, delle scuole, dei trasporti, rifiutando la riduzione delle sanzioni per chi causa morti del lavoro,
gravi infortuni, malattie professionali; contro i tagli di posti, classi e orari nella scuola pubblica e
contro la legge Aprea; assunzione a tempo indeterminato dei precari e reinternalizzazione dei
servizi;investimenti in un milione di alloggi popolari, tramite utilizzo di case sfitte e ristrutturazione e
requisizioni del patrimonio immobiliare, blocco degli sfratti, canone sociale per i bassi redditi; diritto
di uscita immediata per gli iscritti/e ai fondi-pensione chiusi; contro l’aumento dell’età pensionabile
per le lavoratrici della P.A.; ritiro della riforma Brunetta; difesa del diritto di sciopero; fine del
monopolio oligarchico di Cgil-Cisl-Uil sulla rappresentanza e i diritti sindacali, contro la pretesa
padronale di scegliere le organizzazioni con cui trattare; pari diritti per tutte le organizzazioni dei
lavoratori, rappresentanza elettiva democratica sui posti di lavoro e a livello regionale/nazionale.
Giovedì 22 ottobre Assemblea No Ponte al Cartella

Si lavora per costruire una manifestazione contro il Ponte e per la messa in sicurezza del territorio
I partecipanti alle due assemblee hanno deciso di unificare i percorsi e di promuovere una campagna di informazione e mobilitazione che punti alla messa in sicurezza del territorio e allontani la minaccia del Ponte sullo Stretto.
Nel corso dell'assemblea è stata approvata la proposta di lavorare per l'organizzazione di una manifestazione che abbia come piattaforma la riconversione delle risorse pubbliche destinate al Ponte verso la messa in tutela dell'area dello Stretto.
Naturalmente, la manifestazione sarà il punto d'arrivo di un percorso che dovrà vedere altre iniziative (tra queste una petizione locale e nazionale sui temi della piattaforma e un convegno che dia strumenti di conoscenza e proposta).
Con questo punto di vista si andrà ad un incontro con gli abitanti di Giampilieri attualmente ospitati a Capo Peloro e che non vorrebbero abbandonare il proprio paese, opponendosi, di fatto, così, al modello L'Aquila proposto d a Berlusconi.
lunedì 19 ottobre 2009
Cosa avranno da ridere Buzzanca e Lombardo?
L'incredibile importanza di quel chilometro e sette

Nel suo, come al solito, preciso documento il prof. Alberto Ziparo (PONTE – NOTE SUL PRESUNTO AVVIO DELLE OPERE COLLATERALI/ PROPEDEUTICHE A VILLA S. GIOVANNI – CANNITELLO SPONDA CALABRESE) ci spiega come l’inizio dei lavori per la modifica del tratto di ferrovia prossimo alla stazione di Cannitello-Villa San Giovanni abbia un nesso più simbolico che reale con il manufatto pensato per l’attraversamento dello Stretto di Messina. Ci spiega anche i motivi per i quali assistiamo ad una accelerazione tutta mediatica. Nelle cose che dice ci sono molti elementi di interesse e su cui riflettere. In generale, in ogni caso, esprime un pensiero che è proprio di tanta parte del movimento contro il ponte e cioè che il Ponte è il cammino che conduce al Ponte ed è contro questo percorso che noi dobbiamo scontrarci. Dobbiamo farlo perché il Ponte, come in genere le grandi opere e tutti quegli interventi giustificati dalla politica dell’emergenza, è ad un tempo collettore di risorse pubbliche verso tasche private e strumento per la raccolta del consenso. La cifra di 580 milioni di euro già spesi senza che una sola pietra sia stata mossa e senza progetto definitivo ci dà la misura anche economica dell’operazione e dimostra come la frase “tanto non lo faranno mai” è destituita di ogni significato. Lo stanno già facendo. Da tempo. Lo stanno facendo spendendo risorse pubbliche e lo stanno usando come ipoteca sul territorio per replicare un modello che è proprio dei regimi populisti, secondo un diktat che dice “o questo, o niente”.
Da questo punto di vista è ininfluente se, in realtà, ciò che loro sbandierano come avvio dei cantieri del Ponte sia uno stralcio da un progetto più complesso che riguardava le opere compensative approvate dal consiglio comunale di Villa San Giovanni. E’ ininfluente che ci mettano dentro “solo” 30 milioni. Ciò che conta è che per il Governo quello è l’avvio dei cantieri. Ciò che conta è che per i media quello è l’avvio dei cantieri. Per tutti quello sarà l’avvio dei cantieri. Se non contrasteremo quell’atto ne verrà ipotecata anche la legittimità futura a farlo.
I tragici eventi che hanno colpito la riviera jonica del messinese nelle scorse settimane hanno messo in evidenza la fragilità del nostro territorio. Ciò che è accaduto a Giampilieri e Scaletta potrebbe, purtroppo, ripetersi in altre parti, e anche più popolose, della città di Messina. Questo allarme era stato lanciati per tempo e rispetto ad esso le autorità politiche, centrali e locali, avevano manifestato una colpevole indifferenza, lasciando di contro che si aggravassero le situazioni di rischio. Dal giorno del disastro tutti a Messina si sentono in pericolo e tutti chiedono che il territorio venga messo in sicurezza. A fronte di ciò l’annuncio dei cantieri è apparso a molti come un’assurdità, ai limiti della provocazione, dell’arroganza. E’ questo il motivo per cui tanta gente che era indecisa o, addirittura, favorevole alla costruzione dell’infrastruttura oggi ritiene il Ponte un’opera da non prendere assolutamente in considerazione.
Il Governo ha dichiarato di avere previsto 1.3 miliardi di euro pubblici da affiancare ai soldi da recuperare col project financing per la costruzione del manufatto. Glissiamo sul project financing (i famosi soldi dei privati) di cui bisognerà chiarire le caratteristiche speculative. Il miliardo e trecento milioni, però, è pubblico. Quei soldi sono nostri e devono essere riconvertiti per la messa in sicurezza del territorio. Questa è, oggi, la partita. Qualcuno sostiene che quei soldi non esistono, in realtà. E’ possibile. Sia allora il Governo a dirlo e dichiari che da un anno prende in giro gli italiani sbandierando un finanziamento che non esiste.
Per tutti questi motivi quel chilometro e sette riveste un’incredibile importanza. Per questi motivi per noi le tappe sono obbligate. Bisognerà contrastare la posa della prima pietra perché quella verrà giocata come l’inizio dei lavori e tutti la percepiranno così. Non bisogna, però, impiccarsi a quella data. E’ necessario organizzare prima dell’avvio dei cantieri una grossa manifestazione a Messina, magari a Capo Peloro, con un unico punto nelle piattaforma: mettere le risorse pubbliche destinate al Ponte nella messa in sicurezza dell’area dello Stretto.
Salviamo Giampilieri

Le crepe del modello Berlusconi

domenica 18 ottobre 2009
Cannitello, il primo cantiere del Ponte

Saranno anche 20-30 milioni di euro che finiranno nelle tasche di Eurolink, il consorzio vincitore dell`appalto capeggiato da Impregilo, la stessa impresa impegnata nei lavori dell`ultimo maxilotto dell`A3, quello che va da Scilla a Reggio. Esattamente quel cantiere eterno perennemente "infiltrato" dalla criminalità organizzata, che non riesce ad avere una conclusione. L`ultima data fornita dal governo è il 2013, e l`ennesimo ri-finanziamento è stato trovato coi fondi Fas, che coprono quasi interamente tutti i 9,6 miliardi di euro di costo.
Secondo Matteoli, "i lavori del Ponte sullo stretto di Messina inizieranno il 23 dicembre di quest`anno e termineranno nel 2016". Dunque appena 3 anni dopo l`annunciata fine della farsa A3. La fiducia nei confronti delle parole degli esponenti istituzionali è pari a zero. La credibilità di Impregilo, del ministro e dello stesso Berlusconi non è mai stata così bassa. In pochi credono che partiranno realmente i cantieri, meno che mai quello principale del Ponte.
Eppure le opere collaterali, specie in mancanza di un progetto definitivo, risulteranno ancora più inutili e devastanti. La mappa delle opere previste nell`area urbana di Messina parla chiaro. Un ulteriore dissesto del territorio senza motivazione alcuna.
La favola dei fondi privati ha avuto una ulteriore smentita. La regione Sicilia partecipera` con 100 milioni di euro all`aumento di capitale della societa` Stretto di Messina. Lo ha annunciato il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, nel corso della presentazione della candidatura di Palermo alle Olimpiadi del 2020.
Le opere che saranno avviate il 23 dicembre sono ufficialmente il "cantiere del Ponte"? Se ne potrà discutere all`infinito. Intanto stanno per iniziare. Fermarli dopo sarà impossibile.
sabato 17 ottobre 2009
Verso lo sciopero generale del 23 ottobre
“VERSO LO SCIOPERO GENERALE DEL 23 OTTOBRE INDETTO DAI SINDACATI DI BASE (CUB, COBAS, SDL)”,
CONTRO IL GOVERNO DELLE INSICUREZZE E DELLE PRECARIETA’….
Interverranno al dibattito:
- Giacomo Di Leo, coord. regionale Alternativa Proletaria,organizzazione comunista per la Quarta Internazionale
- Fabrizio Nigro, geologo, dipendente Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia sez. di Palermo, Partito Comunista dei Lavoratori
- Roberto Laudini, per il coordinamento provinciale della RdB
-Filippo Sutera, coordinatore regionale della CUB
- Mariano Massaro, segreteria regionale ORSA
- I lavoratori del NOLU (Nucleo Organizzato Lavoratori Uniti)
-Un rappresentante dei Cobas e della RETE NO PONTE
Sono invitati i Giovani Comunisti, il Prc, il Pdci, l’Arci, Legambiente, Wwf, il CIP, tutti i lavoratori e i cittadini interessati, ed in particolare le popolazioni colpite dalla recente alluvione di Messina Sud.
Contro il dissesto idrogeologico del nostro territorio! CONTRO IL PONTE ! Per il potenziamento delle infrastrutture ferroviarie e dei trasporti pubblici !
CONTRO LA PRECARIETA’, CAUSA DI MOLTI INCIDENTI SUL LAVORO
PER L’ABOLIZIONE DEL PACCHETTO TREU E DELLA LEGGE 30 (Biagi)
CONTRO L’ULTERIORE PEGGIORAMENTO DEL TESTO UNICO SULLA SICUREZZA VOLUTO DAL GOVERNO BERLUSCONI E DAL SUO MINISTRO SACCONI
CONTRO I TAGLI DELLA SCUOLA PUBBLICA LEGGI GELMINI ED APREA fine del monopolio di Cgil, Cisl e Uil,, pari diritti ai sindacati di base, rappresentanza elettiva democratica sui posti di lavoro- PER L’ASSUNZIONE A TEMPO INDETERMINATO DI TUTTI I LAVORATORI PRECARI! CONTRO LO SCIPPO DEL TFR! PER PENSIONI PUBBLICHE E DIGNITOSE PER TUTTI! PER UN EFFETTIVO ADEGUAMENTO DEI SALARI AL REALE COSTO DELLA VITA! A DIFESA DEI DIRITTI DELLE DONNE! CONTRO LE DISCRIMINAZIONI SESSUALI! PER L’ABOLIZIONE DELLE LEGGI RAZZISTE (Pacchetto sicurezza e chiusura CIE)! CONTRO LE PRIVATIZZAZIONI ! PER LA DIFESA DEI BENI COMUNI, IN PRIMIS L’ACQUA ! CONTRO LE CENTRALI NUCLEARI! CONTRO TUTTE LE GUERRE !
Alternativa proletaria Partito Comunista dei lavoratori
venerdì 16 ottobre 2009
Budget 2010 plurimiliardario per le forze armate USA

di Antonio Mazzeo
Una parte consistente degli investimenti sarà destinata allo sviluppo del nuovo cacciabombardiere F-22 “Raptor”, destinato ai reparti di volo dell’US Air Force. Si tratta senza dubbio del cacciabombardiere più costoso mai prodotto al mondo. Il suo prezzo si aggira intorno ai 361 milioni di dollari per unità e proprio per questo Washington ha dovuto abbandonare i vecchi programmi che puntavano all’acquisizione di 750 caccia, ridimensionando le commesse ai “soli” 187 approvati con il piano finanziario 2010. Ciononostante i nuovi aerei comporteranno una spesa finale superiore ai 63 miliardi di dollari.
Prodotti da Lochkeed Martin e Boeing, gli F-22 vengono classificati dal Dipartimento della Difesa come velivoli tattici per la supremazia aerea (Advanced Tactical Fighter - ATF) e l’attacco al suolo, le cui “prestazioni non sono comparabili a nessun aereo attualmente operativo o in fase di progettazione”. Dotati di caratteristiche stealth che li rendono invisibili ai radar nemici, i bombardieri potranno volare ad una velocità massima compresa tra l’1,82 e i 2 Mach. Funzioneranno pure come “mini aerei radar AWACS”, grazie ai sofisticati sistemi di bordo che consentono l’identificazione e la designazione dei possibili bersagli. Tra essi, in particolare, i sistemi di ricezione AN/ALR-94 capaci di localizzare i segnali radar nemici sino a 250 miglia di distanza ed il radar “Northrop Grumman AN/APG-77” che può seguire bersagli multipli a lunga distanza e con ogni condizione atmosferica.
La versatilità nelle operazioni di attacco e di distruzione dei “Raptor” è assicurata dall’ampio ventaglio dei sistemi che lo armano: le munizioni aria-terra teleguidate JDAM (Joint Direct Attack Munition) come le bombe LMTAS/Boeing GBU-32 e le Small Diameter Bomb (SDB) con guida GPS; il cannone rotante M61A2 Vulcan da 20 mm con 480 colpi scaricabili in soli 5 secondi di fuoco; i missili a medio e corto raggio “MBDA Meteor”, AIM-120D AMRAAM e Raytheon AIM-9X. L’F-22 è dunque un velivolo di incomparabile valore strategico per le odierne e future operazioni di “guerra globale”, al punto che nel settembre 2006, con voto unanime, il Congresso ha vietato la possibilità di esportarne la tecnologia anche ai più fedeli paesi alleati USA.
Per il 2010 si prevede inoltre una spesa di 512 milioni di dollari per consentire all’US Navy di acquistare altri 9 caccia F/A-18E/F “Super Hornet” e 22 nuovi velivoli per la guerra elettronica EA-18G “Growler”. Sempre a favore della Marina militare è stato pienamente finanziato il programma di trasformazione e potenziamento delle portaerei e di altre importanti unità da combattimento; inoltre è stata approvata la prima tranche di spesa per 19 miliardi di dollari per l’acquisto entro il 2014 di 8 sottomarini a propulsione nucleare della classe “Virginia”, che si aggiungeranno agli 8 già operativi. Dotati ognuno di 4 lanciatori di siluri Mk-48 e di 12 missili da crociera a lancio verticale BGM- 109 “Tomahawk (di cui esistono versioni convenzionali e nucleari), i sottomarini della classe “Virginia” sono prodotti da General Electric Dynamic Boat e Northrop Grumman.
Grosse acquisizioni anche per le forze terrestri. Il Congresso USA ha infatti autorizzato la spesa di 6,7 miliardi di dollari per lo sviluppo e la produzione del nuovo veicolo blindato anti-mine “M-ATV”, prodotto dal consorzio Northrop Grumman - Oshkosh Defense Corporation. I primi prototipi dell’“M-ATV” sono stati testati l’estate scorsa dagli uomini della 173^ Brigata Aviotrasportata dell’US Army di Vicenza, in occasione di un’esercitazione tenutasi nelle colline di Hohenfels (Germania). Complessivamente il Pentagono prevede l’acquisizione di 4.296 blindati, 2.244 già commissionati nel giugno 2009 e che dovrebbero essere in buona parte realizzati entro il marzo 2010 per operare nei teatri di guerra di Iraq, Afghanistan e Pakistan. Il budget della Difesa per il 2010 assicura inoltre altre importanti acquisizioni da parte dell’US Army, in particolare elicotteri da guerra AH-64 “Apache, UH-60 “Blackhawk”, UH-72 “Lakota”, OH-58 “Kiowa Warrior” e CH-47 “Chinook”.560 milioni di dollari sono invece previsti per nuovi programmi di sviluppo del cacciabombardiere multiruolo F-35 “Lightning II”, finalizzati in particolare alla realizzazione di un nuovo motore del velivolo. Si tratta, in quest’ultimo caso, di una spesa di 420 milioni non prevista originariamente dal Pentagono e la cui approvazione è all’origine del conflitto tra il Congresso e il Segretario della Difesa, Robert Gates. “Non esiste assolutamente la necessità di modificare il motore esistente”, ha dichiarato Gates, che ha pure minacciato di chiedere al Presidente Obama di porre il veto all’emendamento approvato.
Prodotto dal consorzio statunitense Lockeed Martin – Northrop Grumman e dalla britannica BAE Systems, l’F-35 è dotato di capacità stealth e viene utilizzato per il supporto aereo ravvicinato e il bombardamento tattico. I sistemi di morte ospitati a bordo comprendono un cannone GAU-22/A da 25 mm, munizioni a grappolo WCMS, bombe GBU-39 e missili aria-aria ed aria-terra AIM-120 AMRAAM, AIM-132 ASRAAM, “Brimstone” e MBDA “Meteor”. A differenza però del cacciabombardiere F-22, l’F-35 è destinato in buona parte all’esportazione ai paesi partner. Nove di essi (Australia, Canada, Danimarca, Gran Bretagna, Israele, Italia, Paesi Bassi, Norvegia e Turchia) hanno già dato la loro disponibilità a concorrere al finanziamento delle prime fasi di sviluppo del nuovo caccia, per cui è prevista una spesa di 4,37 miliardi di dollari. L’Italia, in particolare, è pronta a fare la sua parte, impegnandosi con un contributo di un miliardo di dollari, per consentire ad Alenia (gruppo Finmeccanica) di concorrere all’assemblaggio di una parte delle componenti di volo. Il governo italiano punta inoltre a dotare l’Aeronautica e la Marina Militare di 131 velivoli F-35, buona parte nella versione a decollo corto e atterraggio verticale.
Il National Defense Authorization Bill autorizza pure lo stanziamento di 7,5 miliardi di dollari per “l’addestramento e l’equipaggiamento dell’esercito e della polizia nazionale afgana” e 700 milioni di dollari a favore di militari e poliziotti del Pakistan per rafforzare i presidi e i pattugliamenti delle frontiere con l’Afghanistan. Il Congresso ha infine autorizzato il trasferimento di attrezzature e mezzi USA presenti attualmente in Iraq alle forze di sicurezza nazionali e a quelle dell’Afghanistan.
giovedì 15 ottobre 2009

Comunicato stampa della Rete No Ponte

Nella piattaforma della manifestazione contro il Ponte sullo Stretto dell’otto agosto avevamo messo al primo punto la richiesta di utilizzare le risorse economiche destinate alla grande infrastruttura per la messa in sicurezza sismica ed idrogeologica del territorio.
Dopo la tragedia del primo di ottobre, la richiesta è diventata addirittura ovvia da parte di larga parte dei cittadini. E’ per questo che dal momento del disastro stiamo assistendo a continui pronunciamenti finalizzati a giustificare l’impiego di soldi pubblici per il Ponte anche in presenza di evidenti altre priorità.
I sostenitori del Ponte (ministro Matteoli in testa) sostengono che il Ponte lo si costruirà con i soldi dei privati e, quindi, non è possibile utilizzare quelle risorse per la tutela del territorio. «A dicembre e gennaio - ha confermato Berlusconi- cominceremo la realizzazione di un’altra infrastruttura fondamentale…il Ponte sullo Stretto…».
I cantieri che dicono di voler avviare riguardano le opere collaterali e compensative. Per queste il Cipe ha previsto l’utilizzo di 1,3 miliardi di euro che dovranno essere stanziati, a detta del ministro stesso, di finanziaria in finanziaria.
Questi sono soldi pubblici e non si capisce per quale motivo non potrebbero essere utilizzati per una grande opera davvero utile per l’area dello Stretto come la messa in sicurezza del territorio e degli abitanti. Se una casa non ha servizi e non ha il tetto, si pensa per prima cosa a comprare un bel biliardo o forse sarebbe meglio pensare ai servizi ed al tetto?
Si tratta solo di una scelta politica.
Il ministro ha anche detto che se le opere propedeutiche al Ponte previste, se fossero state già realizzate, avrebbero mitigato i danni subiti a causa delle recenti frane. Lo ha confermato anche il sottosegretario Urso, che ha addirittura dichiarato che il Ponte sullo Stretto è importante anche per la sicurezza del territorio. E per quale motivo nuove strade, nuovi viadotti, chilometri e chilometri di gallerie in pieno centro cittadino, una nuova stazione ferroviaria in una delle zone più abitate, enormi quantità di materiali di scavo da collocare in discariche dovrebbero ridurre e non aggravare il rischio idrogeologico?
Ma sui soldi dei privati il ministro farebbe bene ad essere più chiaro. Dovrebbe dire, piuttosto, che sarebbero le banche a raccogliere il capitale da investire. Ma visto che il Ponte non sarebbe profittevole, perché anche gli scenari più pessimistici proposti dagli advisor sarebbero oggi paradiso (e, infatti, i transiti nello Stretto sono in calo) chi pagherebbe il crack finanziario? Sarà lo Stato, cioè i contribuenti, a pagare (come sempre) o saranno i risparmiatori che avranno acquistato titoli collegati al Ponte che resteranno col cerino in mano?