
AFRICOM, il comando delle forze armate USA per le operazioni nel continente africano, interverrà direttamente contro la pirateria navale nel Golfo di Aden. Lo farà grazie all’uso dei nuovi velivoli senza pilota UAV “MQ-9 Reaper”, dislocati da qualche giorno nell’aeroporto internazionale Mahé delle isole Seychelles. “Gli aerei senza pilota saranno utilizzati per condurre missioni d’intelligence, sorveglianza e riconoscimento in un’area che si estende dalle coste somale sino all’Oceano Indiano occidentale”, ha dichiarato il ministro del trasporto e l’ambiente delle Seychelles, Joel Morgan, in occasione del primo volo operativo del “Reaper”. “Grazie agli Stati Uniti che hanno risposto rapidamente alle nostre richieste di assistenza, le Seychelles sono diventate il centro hub per la lotta alla pirateria”. A supporto della missione degli UAV sono stati trasferiti nell’arcipelago 75 militari in forza al Comando navale statunitense per l’Europa e l’Africa NAVEUR NAVAF, con sede nella città di Napoli. NAVEUR NAVAF ha pure ordinato il rischiaramento nelle Seychelles, “a tempo indeterminato”, di due aerei per il pattugliamento marittimo P-3 Orion.
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L’arrivo dei Reaper a Mahé fa parte di un accordo di mutua cooperazione militare sottoscritto recentemente da Washington e dalle autorità a capo delle 115 isole che compongono l’arcipelago. Ai militari delle Seychelles sono stati affiancati “consiglieri” e personale specializzato del Combined Joint Task Force – Horn of Africa (CJTF-HOA), il reparto interforze USA di stanza a Gibuti. Per il triennio 2008-2010, il Dipartimento della Difesa ha pure stanziato a favore delle isole la somma di 300.000 dollari nell’ambito del programma di addestramento “IMET International Military Educations and Training”. Alle Seychelles è stato assicurato pure il supporto militare da parte degli europei. La scorsa settimana, il diplomatico britannico Matthew Forbes, a nome dell’Unione europea, ha firmato un accordo con il governo locale che autorizza il dislocamento nell’arcipelago di militari e unità navali EU, in funzione anti-pirateria e a difesa del turismo d’elite internazionale e delle marine che controllano la pesca del tonno. Francia e Gran Bretagna lo avevano già fatto singolarmente qualche tempo prima, trasferendo alcune unità da guerra per pattugliare
La scelta di Washington di puntare all’utilizzo dei velivoli senza pilota è stata interpretata come una presa d’atto del fallimento delle operazioni navali anti-pirateria lanciate lo scorso anno a largo della Somalia, i cui costi, tra l’altro, non sono più sostenibili a medio-lungo termine (oltre 450 milioni di dollari già spesi solo dalla flotta navale dell’Unione europea nell’ambito della cosiddetta “Operazione Atalanta” nel Golfo di Aden). Secondo i dati pubblicati nell’ultimo rapporto sulla pirateria dall’International Marittime Bureau, nei primi nove mesi del 2009 si sono verificati nelle acque dell’Africa orientale 147 incursioni pirata (100 nel Golfo di Aden e 47 nell’Oceano Indiano occidentale), più del doppio di quanto verificatosi l’anno precedente (63). Le imbarcazioni degli assalitori hanno poi accresciuto progressivamente il loro raggio di azione. Meno di una quindicina di giorni fa, due motoscafi partiti probabilmente da una “nave madre” di maggiori dimensioni, hanno abbordato la petroliera “BW Lion” di Hong Kong, sequestrandone l’equipaggio. Si è trattato dell’assalto più distante dalla Somalia mai verificatosi sino ad oggi, a
L’installazione degli UAV alle Seychelles apre tuttavia inquietanti scenari per ciò che riguarda la lotta scatenata dal Pentagono contro le organizzazioni islamiche radicali che controllano buona parte del territorio somalo. Secondo quanto rivelato dal EastAfrican, che ha citato “fonti ufficiali del Comando AFRICOM di Stoccarda”, gli aerei senza pilota potrebbero essere utilizzati infatti “per cacciare e attaccare i militanti islamici all’interno della Somalia”, sfruttando il mandato delle Nazioni Unite che autorizza le operazioni “anti-pirateria” anche a terra. Il portavoce del Comando USA, con una e-mail inviata al periodico, ha tentato di ridimensionare l’effetto delle incaute dichiarazioni dei colleghi AFRICOM. “Le operazioni di sorveglianza degli MQ-9 Reaper – scrive Vince Crawley - si svolgeranno principalmente sull’acqua”. Solo “principalmente” però.
Appena due mesi fa, il 14 settembre 2009, le forze armate USA hanno effettuato un raid nei pressi del villaggio di Barawe,
Sulle intenzioni di Washington di voler ridurre gli “effetti collaterali” degli attacchi c’è però poco da credere. In Pakistan, ad esempio, l’uso di un altro modello UAV, il Predator, si è fatto sempre più frequente con l’insediamento di Obama alla Casa Bianca. Secondo uno studio della New America Foundation, negli ultimi dieci mesi l’amministrazione USA ha ordinato 41 incursioni aeree con i “Predator”, contro le 34 registrate nell’ultimo anno di presidenza di Gorge Bush. E dal 2006 sino ad oggi, sempre secondo la fondazione, le operazioni dei “Predator” avrebbero causato in Pakistan un migliaio di morti.
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