di Luigi Sturniolo
Qualcuno ha
detto che l’autorganizzazione si dà nelle situazioni-limite. E’ vero. Laddove
le risposte pre-coordinate non soddisfano più le domande che insistono nel
contesto pezzi di questo cercano nuove strade. Si ridefiniscono. Per questo
l’autorganizzazione è imprevedibile. L’indeterminatezza è il suo statuto. Per
questo l’autorganizzazione è produttiva. Perché è un’eccedenza.
L’autorganizzazione è creativa. Solo l’autorganizzazione è creativa. Sembrano
corrispondere a questo le tesi di Ilya Prigogine secondo il quale “in condizioni di lontananza dall’equilibrio
possono aver luogo vari tipi di processi di auto-organizzazione … Abbiamo
visto che la condizione periodica per la
comparsa di simili fenomeni è l’esistenza di effetti catalitici”. Fenomeni
che venivano definiti come rumore, turbolenza, caos assumono, quindi, per
Prigogine carattere creativo. E’ significativo che egli individui, poi, nella
presenza di un fattore catalizzante una condizione necessaria per il
costituirsi di un nuova forma di organizzazione. Certo, è davvero forzoso
traslare teorie relative a sistemi molecolari sul terreno dell’organizzazione
sociale o dei movimenti politici, ma lo è ancora di più pensare, come
normalmente si fa, di imporre alle relazioni umane convenzioni morali,
volontaristiche, innaturali.