martedì 15 dicembre 2009

Dicembre, un finestra d’opportunità per il movimento no ponte

di Luigi Sturniolo


Il primo dicembre oltre mille manifestanti, sfidando la prima vera fredda serata dell’anno, hanno sfilato per le stradine di Torre Faro, la località che verrebbe sconvolta dalla posa del pilone della sponda messinese del Ponte sullo Stretto, per chiedere che le risorse pubbliche destinate alla mega opera vengano utilizzate per la messa in sicurezza del territorio e per ricordare, a due mesi dal tragico evento, i morti causati dalle frane che hanno colpito i paesi della zona sud di Messina. E’ iniziato così il lungo dicembre del movimento contro il ponte.

La scelta dell’esecutivo di confermare all’indomani delle frane la costruzione del ponte come obiettivo strategico e, anzi, di fissare nel 23 dicembre la data di avvio dei cantieri attraverso la modifica di un breve tratto della linea ferrata prospiciente la stazione ferroviaria di Cannitello-Villa San Giovanni ha impresso un’accelerazione anche nei percorsi di mobilitazione del movimento che da tanti anni ormai si batte contro il mostro sullo Stretto. Così, un intervento (quello che, appunto, dovrebbe avere avvio il 23 dicembre) in sé, evidentemente, non molto significativo dal punto di vista della realizzazione del manufatto d’attraversamento finisce per assumere un valore simbolico molto marcato in funzione del modo in cui viene giocato dal premier. Per Berlusconi e tutto l’ambaradan mediatico che normalmente fa’ da corollario ad ogni sua iniziativa quello sarà l’avvio dei cantieri del Ponte sullo Stretto e sarà, quindi, impossibile eludere il confronto, la sfida, per quanto articolate e giustificate possano apparire le argomentazioni che definiscono nelle sue reali dimensioni la modifica di quel tratto di ferrovia. Per il Presidente del Consiglio quella sarà la posa della prima pietra, questa sarà la cifra di quella giornata per gli organi d’informazione, questo non potrà che essere per il movimento, pena una sua emarginazione dalla contesa.

Inoltre, i lavori di modifica di quel tratto di ferrovia aprono tutta la partita delle opere collaterali e compensative, ora ridefinite nel termine di opere preliminari (tanto da far meritare a Ciucci l’ulteriore incarico di Commissario alle opere preliminari del Ponte), che sono il vero business del momento. Su questi, infatti, si stanno concentrando gli appetiti del mondo delle imprese (più o meno pulite), della politica, degli ordini professionali. In molti stanno cominciando a pensare che forse di soldi ne arriveranno davvero. E allora il Ponte diviene occasione per generare flussi di denaro per opere targate ponte (strade, viadotti, approdi, una nuova stazione in pieno centro cittadino, discariche sulle colline di una città già fragile dal punto di vista idrogeologico, qualche opera compensativa in regalo), opere che diventano bi-partisan, per le quali il manufatto, sempre più sullo sfondo, finisce per svanire.

Per questi motivi il mese di dicembre diviene una di quelle finestre d’opportunità che Gianni Piazza, sociologo e studioso dei movimenti territoriali, più volte ci ha descritto (l’ultima volta nel corso della presentazione del libro Come i problemi globali diventano locali, edito da Terrelibere.org, nella piazza antistante il Cpo Experia di Catania sgomberato violentemente dalle forze dell’ordine) come dei momenti particolarmente significativi, nei quali si verifica un processo di addensamento degli eventi e nei quali, in qualche modo, ti giochi una parte significativa del futuro della lotta, certamente la legittimazione della sua continuazione.

Ed è per questi motivi che la presentazione del corteo del 19 dicembre, svoltasi presso la Sala Operaia di Villa San Giovanni pochi giorni fa, era così carica di aspettative ed entusiasmo. Quell’assemblea era carica della consapevolezza che quel giorno non si porterà in piazza un generico no, ma una lunga sequenza di vertenze locali (quelle dei marittimi, dei pendolari, degli alluvionati, delle navi dei veleni, delle bonifiche dei territori, degli studenti …), di richieste di infrastrutture di prossimità utili ai cittadini, un’articolata rivendicazione di partecipazione dal basso, di autonomia, di autorganizzazione. E’, infatti, già lunga la lista delle adesioni (che vengono quotidianamente aggiornate sul sito www.retenoponte.it): dal Comitato "Natale De Grazia" di Amantea che da anni insegue la verità sulle navi dei veleni ai comitati crotonesi che lottano
per la bonifica dei siti inquinati, dai comitati dei Precari della Scuola agli operai della Fiat di Termini Imerese, a comitati messinesi degli alluvionati fino a giungere a quei partiti, sindacati e associazioni che da sempre si sono impegnati nelle mobilitazioni e ai comitati che agiscono intorno ai temi dell’acqua, dei rifiuti, delle centrali. Da rilevare, inoltre, l’adesione della Giunta della Regione Calabria, che della Stretto di Messina SpA detiene il 2,6% del pacchetto azionario e dalla quale la Rete No Ponte ha chiesto di uscire.

Insomma, il 19 dicembre sarà una giornata interamente dedicata alla lotta contro il ponte e le devastazioni ambientali. Già dalle 9 del mattino un enorme soundsytem targato Dubass attenderà i manifestanti che confluiranno a P.zza Valsesia, da dove partirà il corteo che attraverserà la cittadina villese per poi raggiungere Cannitello. Qui, dove vorrebbero far sorgere il pilone calabrese, la Rete No Ponte invece allestirà un palco su cui, per tutto il pomeriggio e fino a sera, si alterneranno agli "Artisti contro il ponte" gli interventi dei diversi comitati territoriali che hanno aderito alla manifestazione.

Da come il movimento uscirà da questo dicembre ne andrà anche del futuro della battaglia.


Articolo pubblicato per il settimanale Carta.

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