mercoledì 10 febbraio 2010

Contro il progetto del Ponte, risorse pubbliche per i cittadini

di Luigi Sturniolo

Venerdì 12 febbraio il Ministro Altero Matteoli sarà a Messina per presentare ufficialmente, insieme al sindaco Giuseppe Buzzanca e all'amministratore delegato della società Stretto di Messina Pietro Ciucci, il progetto del Ponte sullo Stretto. Non si tratta, a questo punto della storia, di disputare sulla gravità dell’impatto ambientale dell’opera, che pure sarebbe enorme, ma di decidere sull’utilizzo di risorse pubbliche.


Le frane e gli smottamenti di questi giorni dimostrano ancora una volta quanto fragile sia il territorio della nostra provincia e quanto necessiti di interventi volti alla sua messa in sicurezza. Ne va della vita delle persone. E’ indispensabile per scongiurare un altro primo ottobre.

La presentazione del progetto (che non c’è) del Ponte sullo Stretto di venerdì 12 febbraio, con la presenza di Ciucci e Matteoli, appare, da questo punto di vista, evento ancora più fuori luogo e fuori contesto. Non si tratta, a questo punto della storia, di disputare sulla gravità dell’impatto ambientale dell’opera, che pure sarebbe enorme, ma di decidere sull’utilizzo di risorse pubbliche.

D’altronde lo stesso Ministro delle infrastrutture, rispondendo alle interrogazioni parlamentari nel corso del question time, ha chiarito che il manufatto d’attraversamento verrà realizzato ricorrendo al mercato ed attraverso il project finance (e questa è una partita tutta da giocare, in quanto bisognerà vedere quali saranno le contropartite per una impresa economica evidentemente deficitaria), mentre progetto ed opere preliminari verranno realizzati con soldi pubblici (sostanzialmente, ricapitalizzazione e FAS).

Ecco l’oggetto del contendere. Le risorse pubbliche devono essere destinate, come ritiene il Governo, ad attività finalizzate ad un’opera che difficilmente vedrà la luce, che avrebbe, comunque, un impatto devastante sul territorio, che non incide significativamente sul miglioramento infrastrutturale del Sud (perché è almeno questo il livello al quale bisogna guardare) e che avvantaggerebbe solo pochi grossi contractor e qualche grosso studio di progettazione, che renderebbe, attraverso l’intricato e devastante intreccio di accessi, cementificazioni, discariche, strade, ancora più fragili le nostre colline?

Oppure le risorse pubbliche andrebbero destinate, come dice chi si oppone all’operazione-Ponte, per la sicurezza dei cittadini, mettendoli in tutela dal rischio sismico ed idrogeologico, per il rilancio del trasporto pubblico per infrastrutture di prossimità che siano davvero utili al miglioramento dei collegamenti nel nostro territorio?

Il Ministro Matteoli in Parlamento ha detto che il Governo è intenzionato a fare il Ponte ma, comunque, le opere propedeutiche saranno, in ogni caso, utili al territorio. C’è della furbizia politica in questo. Si strizza l’occhio a chi, pur non credendo o, addirittura, essendo contrario al Ponte, potrebbe pensare di approfittare del flusso finanziario promesso (che di certo sarà in gran parte dirottato nelle tasche dei tecnici delle imprese legate al General Contractor).

La frase del Ministro tradisce, però, una chiara incertezza politica in quanto confessa la non certezza della bancabilità (salvo arditi meccanismi a carattere speculativo o che rimandino sulle generazioni future il debito accumulato) dell’opera e il rischio di dilapidare risorse di tutti.

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