La delibera di Giunta n. 189 del 31 marzo 2015 con la quale l’Amministrazione Accorinti segna le tappe che dovranno condurre alla costituzione della “Messina Multiservizi”, società che dovrebbe includere il servizio di trasporto pubblico locale, idrico e di smaltimento rifiuti (forse anche i servizi sociali), e la commissione tecnica che dovrà elaborarne modalità di funzionamento e struttura, rappresenta un passaggio decisivo dell’attuale consiliatura con il quale sarà fondamentale confrontarsi. Alcuni aspetti rispondono a degli obblighi di legge (la cessione delle quote delle società “in sonno”, ad esempio), altri (la scelta della natura proprietaria, ad esempio) saranno oggetto di decisioni che impegneranno l’ente per il proprio futuro e, quindi, dovranno essere affrontati con la massima consapevolezza.
Negli ultimi decenni abbiamo assistito in Italia all’affermarsi di un pensiero unico che puntava sulla privatizzazione dei servizi pubblici, attribuendo a tale scelta una sorta di capacità salvifica nei confronti di compiti della Pubblica Amministrazione che, finiti in pasto alla voracità dei partiti e alla corruzione dei burocrati, erano risultati largamente disattesi. L’estendersi del processo di privatizzazione, la scelta di attribuire natura privatistica a molte delle società che gestivano i servizi locali e, in particolare, il formarsi di partecipazioni tra pubblico e privato che hanno prodotto, in larga misura, profitti per i privati e debiti per il pubblico hanno, evidentemente, mostrato come tale capacità salvifica fosse un mero trucco ideologico e che la forma privata applicata al soddisfacimento dei bisogni dei cittadini non soddisfacesse i requisiti dell’efficienza e dell’economicità.
A convalidare la diseconomicità e il carattere escludente delle liberalizzazioni nei confronti della classi popolari più deboli la Cgia (Associazione Artigiani e Piccole Imprese) di Mestre ha di recente pubblicato uno studio che evidenzia l’andamento crescente delle tariffe dei servizi pubblici dal 1994 ad oggi : le assicurazioni sui mezzi di trasporto sono aumentate del 184,1% (4,2 volte in più del costo della vita); i servizi bancari e finanziari sono saliti del 109,2% (2,5 volte più dell’inflazione); i trasporti ferroviari hanno registrato un aumento dei prezzi del 53,2 (il doppio dell’inflazione); i pedaggi autostradali sono aumentati del 69,9 % (inflazione +36,5%); i servizi postali sono saliti del 40,4% (inflazione +36,5%); sono triplicati i prezzi dei trasporti urbani ( +27,3% con inflazione a +9%); e sono “naturalmente” aumentati il gas (+43,2% con inflazione a +23,1%) e l’energia elettrica (+21% con inflazione +13,6%).
Un rilancio del servizio pubblico diventa, quindi, ineluttabile. E’ necessario sottolineare, però, che l’alternativa non può essere tra il privato e la gestione lottizzata dei partiti. L’alternativa è la gestione pubblica partecipata dai cittadini. E’ in questo che si identifica il servizio come bene comune. Non è sufficiente, cioè, sottrarre i servizi essenziali al profitto privato. Perché essi possano essere efficaci devono essere sottratti anche alla proprietà delle strutture politiche e restituite ai cittadini. E’ necessario che vengano previsti strumenti di partecipazione che consentano a cittadini e lavoratori di avere un controllo sul funzionamento delle società. In considerazione di questo, anche il percorso che dovrà portare alle scelte che determineranno il futuro dei servizi pubblici locali dovrà avere il carattere della partecipazione dei cittadini e non essere consegnato esclusivamente agli specialisti di settore. Per questo motivo ci impegniamo ad avviare un percorso di elaborazione collettiva con tutti quelli che hanno a cuore la natura pubblica dei servizi locali e che vorranno starci.
Nina Lo Presti - Gino Sturniolo
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