venerdì 8 gennaio 2010

Quelle frasi scritte sui cartoni

di Luigi Sturniolo

Come non commuoversi nel vedere questi giovani neri che si battono per la loro dignità? C’è un aspetto che colpisce: quelle frasi scritte sui cartoni. Pur nella miseria più assoluta, nell’emarginazione più totale e nell’abbandono da parte di tutti, questi ragazzi comunicano. E lo fanno senza infingimenti, comunicando il loro disagio e le loro rivendicazioni. E senza paura lanciano accuse di razzismo. A chi? Agli italiani, ai meridionali, ai calabresi, ai rosarnesi.

Ci sarà tempo per capire, per indagare e cogliere le mille sfumature di una realtà sicuramente complessa, ma come non vergognarci oggi di essere italiani, meridionali, calabresi, rosarnesi. Un giorno forse penseremo ai fatti di questi giorni come oggi pensiamo ai tanti episodi del passato nei quali attivisti, sindacalisti, militanti contro la mafia sono morti soli, abbandonati dalla società per la quale pure lottavano.

Oggi, mentre questi ragazzi si battono contro il razzismo, lo schiavismo, la ‘ndrangheta la società civile che tanto si emoziona nelle ricorrenze antimafia è muta, non riesce a dire nulla, non riesce ad esserci. Così non riescono ad esserci neanche i movimenti, ché il livello dello scontro è troppo alto. Eppure in questi mesi c’è stata mobilitazione. Intorno alla questione della nave dei veleni, intorno alla questione del ponte. Insomma, intorno alle “vere priorità” di cui abbiamo detto nella manifestazione del 19 dicembre.

Eppure tra ieri e oggi nulla, o quasi.

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