lunedì 19 ottobre 2009

L'incredibile importanza di quel chilometro e sette

di Luigi Sturniolo

Insomma, adesso abbiamo anche la data. Il 23 dicembre è una data strana. Sembra consegnata apposta per essere rimandata. Non hai proprio nulla da fare il giorno prima della vigilia e che fai? Poni la prima pietra del Ponte sullo Stretto. Un gesto atteso da secoli te lo giochi così, un attimo prima di inforcare gli sci. C’è da non crederci.

Nel suo, come al solito, preciso documento il prof. Alberto Ziparo (PONTE – NOTE SUL PRESUNTO AVVIO DELLE OPERE COLLATERALI/ PROPEDEUTICHE A VILLA S. GIOVANNI – CANNITELLO SPONDA CALABRESE) ci spiega come l’inizio dei lavori per la modifica del tratto di ferrovia prossimo alla stazione di Cannitello-Villa San Giovanni abbia un nesso più simbolico che reale con il manufatto pensato per l’attraversamento dello Stretto di Messina. Ci spiega anche i motivi per i quali assistiamo ad una accelerazione tutta mediatica. Nelle cose che dice ci sono molti elementi di interesse e su cui riflettere. In generale, in ogni caso, esprime un pensiero che è proprio di tanta parte del movimento contro il ponte e cioè che il Ponte è il cammino che conduce al Ponte ed è contro questo percorso che noi dobbiamo scontrarci. Dobbiamo farlo perché il Ponte, come in genere le grandi opere e tutti quegli interventi giustificati dalla politica dell’emergenza, è ad un tempo collettore di risorse pubbliche verso tasche private e strumento per la raccolta del consenso. La cifra di 580 milioni di euro già spesi senza che una sola pietra sia stata mossa e senza progetto definitivo ci dà la misura anche economica dell’operazione e dimostra come la frase “tanto non lo faranno mai” è destituita di ogni significato. Lo stanno già facendo. Da tempo. Lo stanno facendo spendendo risorse pubbliche e lo stanno usando come ipoteca sul territorio per replicare un modello che è proprio dei regimi populisti, secondo un diktat che dice “o questo, o niente”.

Da questo punto di vista è ininfluente se, in realtà, ciò che loro sbandierano come avvio dei cantieri del Ponte sia uno stralcio da un progetto più complesso che riguardava le opere compensative approvate dal consiglio comunale di Villa San Giovanni. E’ ininfluente che ci mettano dentro “solo” 30 milioni. Ciò che conta è che per il Governo quello è l’avvio dei cantieri. Ciò che conta è che per i media quello è l’avvio dei cantieri. Per tutti quello sarà l’avvio dei cantieri. Se non contrasteremo quell’atto ne verrà ipotecata anche la legittimità futura a farlo.

I tragici eventi che hanno colpito la riviera jonica del messinese nelle scorse settimane hanno messo in evidenza la fragilità del nostro territorio. Ciò che è accaduto a Giampilieri e Scaletta potrebbe, purtroppo, ripetersi in altre parti, e anche più popolose, della città di Messina. Questo allarme era stato lanciati per tempo e rispetto ad esso le autorità politiche, centrali e locali, avevano manifestato una colpevole indifferenza, lasciando di contro che si aggravassero le situazioni di rischio. Dal giorno del disastro tutti a Messina si sentono in pericolo e tutti chiedono che il territorio venga messo in sicurezza. A fronte di ciò l’annuncio dei cantieri è apparso a molti come un’assurdità, ai limiti della provocazione, dell’arroganza. E’ questo il motivo per cui tanta gente che era indecisa o, addirittura, favorevole alla costruzione dell’infrastruttura oggi ritiene il Ponte un’opera da non prendere assolutamente in considerazione.

Il Governo ha dichiarato di avere previsto 1.3 miliardi di euro pubblici da affiancare ai soldi da recuperare col project financing per la costruzione del manufatto. Glissiamo sul project financing (i famosi soldi dei privati) di cui bisognerà chiarire le caratteristiche speculative. Il miliardo e trecento milioni, però, è pubblico. Quei soldi sono nostri e devono essere riconvertiti per la messa in sicurezza del territorio. Questa è, oggi, la partita. Qualcuno sostiene che quei soldi non esistono, in realtà. E’ possibile. Sia allora il Governo a dirlo e dichiari che da un anno prende in giro gli italiani sbandierando un finanziamento che non esiste.

Per tutti questi motivi quel chilometro e sette riveste un’incredibile importanza. Per questi motivi per noi le tappe sono obbligate. Bisognerà contrastare la posa della prima pietra perché quella verrà giocata come l’inizio dei lavori e tutti la percepiranno così. Non bisogna, però, impiccarsi a quella data. E’ necessario organizzare prima dell’avvio dei cantieri una grossa manifestazione a Messina, magari a Capo Peloro, con un unico punto nelle piattaforma: mettere le risorse pubbliche destinate al Ponte nella messa in sicurezza dell’area dello Stretto.

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