sabato 3 ottobre 2009

Messina, uno ottobre

di Emilio Raimondi

non tra gli afflitti e gl'indignati sta la ragione e la parola,
o tra le terre trafitte dalle loro case ancora in piedi, come s'abbandona altrove
l'ombra degl'alberi e dei muri a mezzogiorno, dei filari
e delle macchie verdi e gialle ogni volta riviste dalle navi dello Stretto

non li accoglie l'acqua nemica del cielo e della terra - della loro terra - l'acqua rimasta,
non la domenica, le lacrime e i lamenti, ne' li abbraccia la memoria o i vecchi,
niente piu' accoglie i superstiti, i forti e i disperati o chi ha ricordo e ancora gesto di salvezza -
solo la fine dell'attesa vigila su quello che e' rimasto
tra immani distruzioni di sismi muti di fronte le ricostruzioni e i cataclismi del vivente

attesa tra terre separate dal mare da cemento vivo, senza fine e sempre scelto,
il corpo disossato della schiena fragile delle colline, trafitte e scosse da pugnali di case sul nulla scelte,
e il mare sulla faglia, le maree, i torrenti ed ogni strada sempre a ridosso, come un bordo,
un limitare sull'attesa, un cadere, un precipitare come il fango verso il fondo, verso noi..noi..

solo la fine dell'attesa vigila, ora, sul limitare, su quello che e' rimasto

non tra gli afflitti o gl'indignati sta piu' l'attesa, anche se una ragione c'e' e si dira',
si tace nel tempo del doglio -
e' nella fine dell'attesa dell'orrore che comincia la parola del tempo che ci resta

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